Si chiama Osservatorio “The World after Lockdown” ed è stato messo in piedi e curato da Nomisma e Crif, che da ben sette mesi sta analizzando con attenzione l’impatto della pandemia Covid-19 sulle vite dei cittadini. Il quadro che viene fuori è anche la fotografia di un costume sociale che sta cambiando e che sempre di più cambierà. La spesa online alimentare non è più fanalino di cosa delle spese online. Nemmeno nel mondo Piccolo. Vediamo come e perchè…


Nomisma è una società molto seria, con sede a Bologna, che realizza ricerche di mercato e consulenze approfondite rivolgendosi ad imprese, associazioni e istituzioni pubbliche, Attiva da più di 35 anni, Nomisma, sin dal nome, che ha provenienza nella cultura greca Nomisma si è voluta ispirare al “il valore reale delle cose” diventando un punto di riferimento in settori chiave dell’economia attraverso l’implementazione gli Osservatori  che fotografano dimensioni e trend dei principali segmenti di mercato. Non a caso questo sulle abitudini alimentari nel settore del food è stato preso a riferimento da molti.

Arrivano da loro, infatti, tutti i dati più significativi sul tema. Che, per esempio, nel 2020 il 37% dei food shopper online ha aumentato la spesa destinata ai prodotti alimentari sui canali online e il 24% ha aumentato quella per i beni non alimentari. Diffuse queste ultime (abbigliamento e tanto altro prima), le spese alimentari facevano registrare ritardi significativi tra gli italiani ancora poco abituati a comprare cibo online. A farla da padroni, in rete, erano i beni di largo consumo. Dall’abbigliamento all’elettronica a tutti gli altri beni semi-durevoli (elettrodomestici grandi e piccoli, elettronica di consumo, giocattoli, casalinghi, mobili e arredo, brico, etc) che hanno ricevuto negli ultimi mesi un ulteriore e deciso incremento. Ben il 70% degli italiani tra 18 e i 65 anni ha effettuato almeno un acquisto online nell’ultimo anno. Ci sono già 19 milioni di italiani in rete che hanno acquistato online che prima non c’erano affatto e che nei prossimi mesi potranno solo crescere.

L’Osservatorio Nomisma ha cercato di capire quali ragioni abbiano indotto gli italiani ad acquistare online. Così per il 27% dei consumatori la motivazione è risultata essere la possibilità di acquistare 24 ore su 24 mentre per il 18% predominante è stata la volontà ad evitare code ma non la tranquillità di scegliere con più calma i prodotti da mettere nel carrello. Il 17% ha detto che il motivo è stato quel non doversi spostare da casa così importante in tempo di Covid. I temerari e sostenitori del negozio fisico non vogliono rinunciare al piacere di fare la spesa dal vivo e questo per il 37% è il vero ostacolo per loro alla spesa alimentare. Il 21% invece, tra coloro che non acquistano online ha come motivo quello di poter vedere/toccare i prodotti prima di metterli nel carrello mentre il 19% sceglie il negozio fisico solo per motivi economici.

A dare, più della prima ondata, una grande mano alla spesa online è stato il coprifuoco imposto a bar e ristoranti che ha creato un forte impulso alla consegna del pasto a domicilio  (meal delivery) come all’asporto, unica possibilità di acquistare, dopo le 18, cibo in alcune città. Persino i ristoranti gourmet e quelli stellati hanno dovuto organizzare le consegne a domicilio e l’asporto. Così il 2020 fa registrare un giro d’affari del meal delivery che in Italia ha raggiunto i 706 milioni di euro con un incremento del +19% rispetto al 2019 (Fonte: Rapporto Coop 2020) e una crescita del ruolo del digitale: circa il 25% dell’intero settore del cibo a domicilio è trainato dagli ordini online contro il 18% del 2019 (Fonte: Just Eat).
L’Osservatorio ha, inoltre, rilevato che nel 2020 ben 7 italiani su 10 hanno ordinato piatti pronti da ristoranti/pizzerie/altri locali per l’asporto o con consegna a domicilio.

Un dato significativo secondo Nomisma è che una volta effettuato l’ordine online, per gran parte degli acquirenti (ben il 78% di chi acquista online) si sceglie la consegna a domicilio. Il 16% invece propende per il ritiro presso il punto vendita, mentre il 6% opta per l’utilizzo dei locker, sorta di “armadietti” messi in diverse zone delle città che si sono meglio organizzate e dai quali si possono ritirare gli acquisti online.

Altre informazioni dell’Osservatorio possono senza dubbio farci ragionare sul futuro. Per esempio, il 67% è stato il segmento della spesa online dedicata a prodotti alimentari e bevande (incidenza a valore su totale carrello online) mentre il 33% ha acquistato beni non food. Un dato estremamente significativo se pensiamo che prima della pandemia il cibo si vendeva molto meno online. Il settore “cura della persona e della cura casa” sul totale delle vendite nell’online è rispettivamente del 17% e del 9%, mentre l’incidenza del pet care (il cibo per i nostri animali domestici) è pari al 7%. Per gran parte (ben il 73%) la spesa alimentare online è avvenuta sulle piattaforme digitali e sui siti delle insegne della grande distribuzione. Gli altri canali online che hanno organizzato per più insegne la vendita online come i pure player si sono collocati al 32% mentre i siti/app di vendita online specializzati in food&beverage hanno raccolto il 13% della fetta di vendite online.

Seguendo esattamente questo trend, il mondo Piccolo si organizzato e ha messo a disposizione di tutti i clienti dei supermercati Piccolo i servizi di delivery e di spesa online che potrete effettuare visitando il portale piccolospesaonline.it per trovare, con grande faciltà, ciò di cui avete bisogno. Un servizio che ha già soddisfatto molti clienti a giudicare dalle spese online che si sono registrate in queste settimane presso i supermercati Piccolo online.

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