di francesco de rosa |


C’è chi le chiama in politica “quote rosa”. Chi in Parlamento ha “costretto” la politica a candidare un uomo e una donna forzatamente. C’è chi le vede come una minaccia e chi come una grande risorsa. Chi le cerca ovunque e non le trova mai. Chi le considera il vero traino delle imprese italiane. E chi, per molti, le ha considerate come coloro che hanno fatto la storia della Storia e delle famiglie italiane. Sono le donne e attorno a loro hanno costruito un mondo. Un discorso che arriva, pari, nelle riflessioni e nelle banche dati delle imprese italiane e nelle professioni di ogni genere. Tra queste ci ha pensato anche il mondo del food. Il numero dello scorso gennaio del magazine “FOOD”, da 25 anni il mensile di riferimento per l’industria e il retail ha dedicato al tema persino un’inchiesta esclusiva con tanto di copertina e di classifica dal titolo “Top 200 donne del food del 2021”. E così, sin dall’incipi, la collega Manuela Falchero (che firma l’inchiesta e la classifica) mette l’attenzione sui temi dominanti nel mondo femminile. “Nelle posizioni dirigenziali dell’industria alimentare, – si legge sin dal catenaccio – le quote rosa pesano per il 16%, due punti sotto la media nazionale, ma con ampi spazi di crescita. A favore delle donne giocano maggiori capacità nelle relazioni interpersonali e più attenzione a sostenibilità welfare”. Un giudizio certamente di parte e destinato a suscitare più di una riflessione per chi tenta ogni volta di farne una “competizione” tra generi con tanto di esasperazione. Ma il tema è delicato. L’esercito femminile è nutrito e folto. “Le donne – dicono e scrive Manuela Falchero – devono fare i conti con modelli organizzativi e gestionali che troppo spesso impediscono loro di conciliare lavoro a famiglia e affetti. Devono subire politiche retributive ancora penalizzanti e discriminanti. Devono combattere con visioni e modelli culturali ancora troppo conservatori che non riconoscono loro meriti e capacità. Ma le donne sono perseveranti. E nel corso degli ultimi decenni hanno iniziato la loro scalata al soffitto di cristallo. Certo, la strada per la parità è ancora lunga, ma vero è anche che oggi le aziende in cui cresce la presenza femminile al tavolo delle decisioni sono sempre di più. E questo anche nell’industria alimentare.”

Il Gender Gap in Italia per il magazine FOOD ha dati precisi. Infatti “per comprendere meglio il fenomeno, – scrive Manuela Falchero – converrà partire dai numeri, che rappresentano pur sempre la principale ancora alla realtà. E qui i risconti vanno letti in filigrana, perché a indicazioni ancora molto negative si contrappongono tendenze incoraggianti. Partiamo dalle prime. Il nostro Paese sconta complessivamente un ritardo piuttosto consistente nel divario di genere: negli ultimi due anni ha perso sei posizioni nell’indice globale rilevato dalla classifica sul Gender Gap del World Economic Forum. L’Italia oggi occupa il 76esimo posto su 153 paesi, ma su parametri come la partecipazione economica scivola al 117esimo. A pesare su questo non brillante risultato vi è soprattutto un livello di disoccupazione femminile che ci fa guadagnare la maglia nera in Europa: secondo l’Eurostat, l’Italia è ultima per quota di donne non occupate e non in cerca di un lavoro (una su tre) e penultima per divario lavorativo tra uomini e donne.”

Poi l’orizzonte si apre ulteriormente con Il rapporto “Le donne ai vertici delle imprese 2020”, – di cui FOOD riporta nella sua inchiesta – presentato da Cerved e Fondazione Marisa Bellisario in collaborazione con l’Inps, attesta che nelle 200 società quotate in Borsa le Presidenti rappresentano solo il 10,7% del totale. E la situazione peggiora se si prendono in esame le donne chiamate a ricoprire la carica di Amministratore Delegato: in questo caso la percentuale non va oltre il 6,3 per cento. Ma non è tutto, perché la fotografia appena scattata assume tinte ancora più fosche se dalla élite delle società quotate si passa alla platea globale delle imprese italiane. Stando ai dati Inps 2019 elaborati da Manageritalia, infatti, nel nostro Paese le dirigenti donne rappresentano solo il 18,2%
della forza lavoro. Un dato che acquista un significato più negativo se si considera che, secondo Job Pricing, le donne manager percepiscono in media retribuzioni più basse
del 9% rispetto ai colleghi maschi.”

Il 18 febbraio scorso dalle 16 alle 17, il webinar di FOOD dedicato alla leadership femminile nel F&B ha messo in rete alcune delle donne che, nella speciale classifica di FOOD, sono ai vertici per ruoli, responsabilità e “potere”. Così in mezzo ad un quadro evocativo che ambisce a spazi ulteriori in “quota rosa” ed ulteriori presenze nel mondo delle imprese di ogni genere, FOOD ha reso nota e pubblicata la sua speciale classifica che ha messo dentro ruoli e compiti diversi uniti unicamente dal filo rosa che diventa un mirabile collante. Due classifiche (i cui criteri e modalità di valutazione FOOD non rende noti) ciascuna delle quali è composta da cento nomi di donne che lavorano in imprese del cibo con ruoli e compiti diversi. La prima classifica “Top 100 Executive” comprende donne che siedono in CdA o detengono, persino, le proprietà di aziende che operano nel food. Dentro ci sono, tra le cento, Francesca Lavazza e Maria Flora Monini, Maria Mastromauro e Alessandra Balocco. Molti di quei nomi richiamano direttamente brand molto noti nel mondo del food.

L’altra classifica “Top 100 Manager” comprende i nomi di altre 100 donne che, pur non detenendo ruoli e compiti in CdA o nelle proprietà delle imprese per cui lavorano, occupano, in ogni caso, ruoli tali che FOOD giudica cruciali. Ed è qui che arriva la sorpresa per il “mondo” Piccolo. Tra le cento donne della classifica troviamo Diana Ceriello con il ruolo di “direttore marketing e comunicazione”. L’inserimento non poteva che raccogliere entusiasmo in azienda Piccolo e riservare a Diana Ceriello il plauso unanime di tutti coloro che lavorano negli stessi luoghi dove lei lavora. Qualsiasi sia stato il criterio di valutazione della rivista FOOD il riconoscimento arriva a Diana Ceriello (nella foto a seguire) nel pieno di un impegno che la giovane rappresentante del mondo femminile meridionale mette in campo nel quotidiano con entusiasmo ed abnegazione. E porta con sé l’impronta del successo che l’azienda Piccolo sta consolidando nel mondo del food.