Ci sono due storie attorno ad una delle torte più amate e diffuse d’Italia. Non è solo una questione di brand per l’isola a cui il suo nome rimanda, tra le più belle ed esclusive del golfo di Napoli e del mediterraneo. La torta caprese è profumo di mandorle e cioccolato, è la tentazione di tantissimi golosi che in Italia e all’estero, nel corso dei secoli, hanno “ceduto” al suo gusto, è storia e tradizione. Così, sin dalla nascita del primo supermercato Piccolo nel quartiere Starza di Sant’Anastasia, sul finire degli anni ottanta, nella prima pasticceria che lì nasceva si metteva già mano alla produzione della torta caprese.

La storia della torta caprese con due varianti

La storia sulla nascita della torta caprese ha ben due versioni e sono entrambe assai suggestive. La prima ci riporta nella Napoli Borbonica del ‘700 con la sua regina Maria Carolina d’Asburgo e il suo Re Nasone. Le cronache di quel tempo ci dicono che i due si siano sposati su commissione come spesso accadeva tra corti reali. Maria Carolina aveva appena 16 anni e quando vide Ferdinando, si racconta, sia stata traumatizzata al punto da affermare che il marito fosse “ripugnante”. Lo aveva scritto in una lettera inviata a Vienna. Incompatibilità latenti tra loro. Lei, principessa d’aristocrazia europea, molto colta, elegante e bella messa accanto ad un uomo, Ferdinando, che era un re piuttosto rozzo cresciuto nella città di Napoli non lontano dai ceti più popolari. Messa spesso alle strette nel rapporto coniugale difficile la regina Maria Carolina si concedeva qualche lusso culinario. Un giorno, si racconta, per la malinconia e la distanza della sua Austria, chiese in cucina una torta sacher ma i cuochi /pasticcieri del Regno, tutti di stampo francese, non conoscevano la ricetta e così improvvisarono. Volendo imitare il più possibile i sapori della sacher inventarono, senza volerlo, una torta che sorprese tutti, Maria Carolina per prima, per il gusto e la bontà.

La seconda versione sul tema della nascita della torta caprese ci porta, invece, agli anni ’20 del Novecento e ci racconta del boss Al Capone e del cuoco/pasticciere Carmine Di Fiore che aveva un laboratorio di pasticceria a Capri.

Al Capone avrebbe inviato due malavitosi a Capri per acquistare delle ghette ma i due malavitosi, ad ogni trasferta, erano soliti deliziare i loro palati con un dolce del posto. Così, si racconta, decisero di recarsi nella pasticceria di Carmine Di Fiore e gli chiesero di preparare una torta per loro. Pare che quest’ultimo abbia avuto momenti di tensione al cospetto dei due malavitosi che attendevano nella sua pasticceria dimenticando così di aggiungere la farina all’impasto di uova, cioccolato e mandorle che aveva preparato. Di fatto dando vita a una torta buonissima che conquistò anche i due boss americani che ne chiesero la ricetta.

Quale davvero sia la verità tra le due versioni sulla nascita della torta caprese non è certo. Entrambe hanno il loro fascino. Quel che conta, invece, anche nelle pasticcerie dei supermercati Piccolo, è il consenso che si muove attorno a questa torta quando si abbina in promozione ad altri acquisti o quando è nelle vetrine dei banchi pasticceria. Anche nella versione a limone, meno nota ma ugualmente buona. Sempre molto richieste dai clienti. Lo sanno bene i pasticcieri del mondo “piccolo” che, di anno in anno, hanno sempre più affinato la produzione per la stessa maniacale richiesta di Michele e Raffaele Piccolo, famiglia patron dell’azienda del food, di usare ogni volta i migliori ingredienti tra quelli che la caprese prevede. Di seguire con cura tutte le fasi di produzione e consegnare ai clienti, in una veste di gran pregio, una torta che fa sempre e molto bene parlare di sé. Omaggio ad un’isola bellissima, ad una tradizione pasticciera che il mondo ci invidia e ad un’impresa diventata famosa per i suoi laboratori (dolci e salati) di produzioni proprie.